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BIOECONOMIA UN EQUILIBRIO DINAMICO (2012-04-10)
LA BIOECONOMIA CI SALVERA' (2012-03-08)
CRISI IN DECRESCITA (2012-02-15)

LA BIOECONOMIA CI SALVERA'

Oltre la crisi un altro mondo

Data: 2012-03-08
Autore: Massimo Pieri
Luogo:

L’economia può essere vista come lo studio delle trasformazioni di materia ed energia realizzate dall'attività umana e il risultato di qualsiasi processo economico è legato strettamente ai costi che derivano da ogni spreco o dissipazione. Da questa osservazione deriva che i processi economici sono vitali e, come qualsiasi processo vitale, sono irreversibili e sembrano limitarsi a trasformare le risorse naturali in scarti. È innegabile che gli scarti e il loro rilascio nell’ambiente, pur assenti nell’analisi standard, hanno una valenza economica, al pari delle risorse naturali. E’ anche evidente che, data la natura entropica dei processi economici, gli scarti costituiscono un output inevitabile; nonostante ciò, l'inquinamento viene sempre menzionato solo in modo analiticamente superficiale. E’ un fatto che l’economia neoclassica, basando il proprio nucleo analitico sul concetto di abbondanza (o scarsità) relativa delle risorse in un dato momento, utilizzando solo le informazioni di mercato date nello stesso momento, non è in grado di incorporare il concetto di finitezza di una risorsa a bassa entropia o il concetto di abbondanza di uno scarto ad alta entropia. Staticità, riproducibilità, ciclicità omogenea, simmetria, equilibrio dei processi economici ad infinitum, sono gli strumenti neoclassici. Dinamicità, diversità, asimmetria, ciclicità eterogenea, omeostasi dei processi di trasformazione costituiscono al contrario gli elementi analitici base della bioeconomia.

I processi vitali, infatti, visti come "macchine termodinamiche", devono attingere da fonti di bassa entropia, che è una condizione necessaria per il loro funzionamento, perché nel nostro mondo, tutto ciò che per noi ha una qualche utilità è costituito da bassa entropia. Per questo ogni processo economico è entropico in tutte le risorse che utilizza. Le risorse energetiche e materiali una volta utilizzate e trasformate in parte o in tutto in scarti possono essere riutilizzate (riciclate) e rientrare nel ciclo produttivo solo a costo di utilizzare altre risorse a bassa entropia con ulteriore carico ambientale. Qualsiasi processo economico che produce merci materiali diminuisce la disponibilità di energia e di materia nel futuro e quindi la possibilità futura di produrre altre merci e cose materiali (Georgescu-Roegen).

I due processi, di trasformazione della materia ed economici, sono entrambi entropici, ma si differenziano perché nella trasformazione della materia i processi sono automatici (potremmo dire naturali), mentre in economia le variazioni di entropia dipendono dall’attività umana, la quale dirige e canalizza l’uso delle risorse dell'ambiente secondo regole che variano nel tempo e da luogo a luogo, a seconda delle scelte. Questa attività produce alta entropia, cioè più rifiuti, mentre nei processi naturali non esistono gli scarti e non esiste la povertà. Qual è allora il vantaggio di tali processi? Dobbiamo renderci conto che il prodotto effettivo di un processo economico non è un flusso materiale e la dissipazione di energia, ma il puro godimento della vita. Il reddito reale, il lavoro e il tempo libero costituiscono solo una "misura" materiale di quel flusso. Questa è la caratteristica che differenzia i processi naturali da quelli economici.

Il modello neoclassico, peraltro, riappare nei paesi (Brasile, India, Cina, Russia) dove si instaura nel ciclo economico che presuppone risorse infinite di almeno uno dei fattori di produzione (capitale, lavoro, risorse naturali) e grande output di scarti, lasciando alle economie mature il compito di decidere se ricollocare il proprio orizzonte socio-economico all’interno del modello stesso o uscirne per seguire un approccio bioeconomico (Mannacio). Con il paradosso che, se l’occidente troppo maturo, ormai un inevitabile scarto del neoclassicismo, dovesse andare in tale direzione, dovrebbe imitare le economie che hanno sempre basato la loro ricerca di benessere e felicità su basi bioeconomiche. Si tratta dei popoli indigeni e delle culture tradizionali, già considerate, a loro volta, scarto o rifiuto dell’economia neoclassica occidentale.

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